Energia Geotermica a Napoli
Un pozzo profondo due chilometri verrà scavato a Bagnoli, per estrarre
energia dai Campi Flegrei, dove gli antichi collocavano l'accesso
all'Inferno. I <> sono da sempre un paesaggio
suggestivo e inquietante, con fumarole, acque sulfuree e ribollenti,
puzza di zolfo. Qui il magma, a pochi chilometri dalla superficie,
incontra le falde acquifere dando vita a un meccanismo, in gran parte
ancora da spiegare, in grado di provocare eruzioni, ma anche il
bradismo, cioè l'innalzamento e abbassamento della terra. E'così da
millenni. Solo tra il 1969 e 1985 la terra si è sollevata di 3,5
metri. Poi il fenomeno ha rallentato, ma negli ultimi dodici anni ha
comunque fatto registrare un innalzamento di quattro centimetri.
Per questo motivo, e per l'alta densità di popolazione che vi risiede,
la ricerca scientifica si è dedicata molto a questo territorio.
Finora, però, nessuno aveva pensato di perforare i Campi Flegrei per
vedere a che profondità si trova il magma, trasformando questi
sommovimenti in energia geotermica.
L'enorme giacimento di calore del sottosuolo, infatti può azionare le
turbine di una centrale elettrica, ma anche alimentare impianti di
riscaldamento, immettendo nel circuito cittadino l'acqua riscaldata
dalle rocce bollenti presenti nella crosta terrestre. E' questo
l'obiettivo del progetto internazionale Campi Flegrei caldera Deep
Drilling Projet, presentato a Napoli dall'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV, http://www.ingv.it/).
"Le ricerche degli ultimi anni indicano che l'interazione tra il magma
e la falda acquifera è la chiave per interpretare i fenomeni di
bradismo e le eruzioni, spiega Giuseppe De Natale, responsabile e
ideatore del progetto insieme alla ricercatrice Claudia Troise,
entrambi dell'INGV. La perforazione profonda è un passo decisivo per
la comprensione di quest'area vulcanica e per perfezionare le tecniche
di mitigazione del rischio. Questa nuova ricerca avrà anche un
importante risvolto sociale: i vulcani sono fonte di paura, ma possono
diventare anche un'occasione unica di rilancio economico, essendo
enormi <> per produrre energia pulita e rinnovabile".
L'Italia è la quinta produttrice al mondo di energia geotermica dopo
l'Usa, Filippine, Messico e Indonesia, precede il Giappone e
l'Islanda, ed è quindi la prima in Europa. L'elettricità pulità
prodotta è però solo l'1,5% di quella nazionale, anche se consente di
risparmiare un milione centomila tonnellate equivalenti di petrolio
annue, evitando l'emissione in atmosfera di un pò più di tre milioni
di tonnellate di anidride carbonica. Dati irrisori, tutto sommato,
visto che l'Italia ha inventato lo sfruttamento geotermico e che per
45 anni è stata l'unica nazione ad avere impianti del genere.
La prima centrale geotermoelettrica entrò in funzione nel 1913 a
Lardarello in Toscana, dove sono concentrate anche tutti gli impianti
nazionali: Travale-Radicondoli, Montiero e Monte Amiata. Si tratta di
pozzi che producono in totale 810 megawatt e ben cinque miliardi di
kWh di energia elettrica all'anno: il 10% della produzione geotermica
mondiale e il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana. Oggi gli Usa
producono più di 2.564 di megawatt di energia geotermica e nel mondo
si consumano 8.900 megawatt elettrici e ben 27.800 per il
riscaldamento diretto (centri termali, serricolture, ecc.) con una
riduzione di CO2 immessa in atmosfera pari a più di tredici milioni di
tonnellate annue
(dati Enel).
Basta guardare all'Islanda per rendersi conto dell'occasione persa:
nonostante nel Paese nordico lo sfruttamento del calore della Terra
sia recente, il governo punta a utilizzare in futuro esclusivamente
energia eco-compatibile. Gli islandesi, inoltre hanno sviluppato nuove
tecnologie per pescare <> (una condizione a metà
tra liquido e vapore), presente in prossimità di camere magmatiche.
Acqua con un'energia così elevata da consentire la costruzione di
impianti in grado di produrre centinaia di megawatt. Come il nuovo
pozzo costruito nell'impianto geotermico del vulcano Krafla, che
utilizzando l'acqua supercritica, sarà molto più produttivo.
"L'Italia ha un sottosuolo con caratteristiche molto simili
all'Islanda, sottolinea Gudmundur Omar Fridleifsson, dell'Icelandic
Geological Survey, il maggior esperto per lo sfruttamento di energia
dai vulcani, ma mentre noi sfruttiamo al meglio le nostre risorse eco-
compatibili, l'Italia è costretta a importare una grande fetta di
energia".
Ecco allora l'idea di sfruttare il sottosuolo di Napoli, utilizzando
le conoscenze acquisite dagli islandesi: il primo pozzo sperimentale
sarà realizzato entro la fine del 2008, nell'ex area industriale di
Bagnoli, sarà profondo due chilometri e attrezzato con strumenti di
monitoraggio. Altri, da un chilometro e mezzo, saranno aperti nelle
acque del Golfo di Pozzuoli, per un primo studio approfondito sul
vulcanismo a mare. Entro il 2009, sempre a Bagnoli, inizieranno i
lavori per il secondo pozzo a terra, che sarà utilizzato per
verificare se ci sono le condizioni per cominciare a costruire la
prima centrale geotermica, e per studiare la struttura calderica fino
a cinque chilometri di profondità.
"Questo pozzo, spiega la Troise, ci permetterà di studiare il sistema
geotermale in tutta la sua estensione, fino alla temperatura critica,
dove l'acqua si trasforma in gas, che dovrebbe trovarsi a circa tre
chilometri. Andando ancora più giù, potremo calcolare a che profondit=
à
si raggiungono i mille gradi centigradi, dove si trova la camera
magmatica".
La temperatura del nostro pianeta aumenta di circa cinquanta gradi
ogni chilometro di profondità, mentre nei Campi Flegrei, in alcune
zone, si può arrivare a duecento gradi già a cinquecento metri.
"Per questo gli attuali strumenti di monitoraggio dovranno essere
migliorati, se vogliamo misurare sismicità, deformazione, temperatura
ed emissioni gassose, sottolinea Paolo De Natale, direttore
dell'Istituto Nazionale di Ottica Applicata del CNR (INOA, http://www.ino.i=
t/).
A Napoli ci sarà un osservatorio profondo unico al mondo, in grado di
cogliere anche i più flebili segnali di un'eruzione".
E, forse, anche una nuova generazione di centrali. La Campagnia
importa più dell'80% dell'energia di cui ha bisogno, di cui circa 800
megawatt sono utilizzati solo nella provincia di Napoli: un solo pozzo
di acqua supercritica riuscirebbe a generare 50 megawatt.
Un pozzo profondo due chilometri verrà scavato a Bagnoli, per estrarre
energia dai Campi Flegrei, dove gli antichi collocavano l'accesso
all'Inferno. I <
suggestivo e inquietante, con fumarole, acque sulfuree e ribollenti,
puzza di zolfo. Qui il magma, a pochi chilometri dalla superficie,
incontra le falde acquifere dando vita a un meccanismo, in gran parte
ancora da spiegare, in grado di provocare eruzioni, ma anche il
bradismo, cioè l'innalzamento e abbassamento della terra. E'così da
millenni. Solo tra il 1969 e 1985 la terra si è sollevata di 3,5
metri. Poi il fenomeno ha rallentato, ma negli ultimi dodici anni ha
comunque fatto registrare un innalzamento di quattro centimetri.
Per questo motivo, e per l'alta densità di popolazione che vi risiede,
la ricerca scientifica si è dedicata molto a questo territorio.
Finora, però, nessuno aveva pensato di perforare i Campi Flegrei per
vedere a che profondità si trova il magma, trasformando questi
sommovimenti in energia geotermica.
L'enorme giacimento di calore del sottosuolo, infatti può azionare le
turbine di una centrale elettrica, ma anche alimentare impianti di
riscaldamento, immettendo nel circuito cittadino l'acqua riscaldata
dalle rocce bollenti presenti nella crosta terrestre. E' questo
l'obiettivo del progetto internazionale Campi Flegrei caldera Deep
Drilling Projet, presentato a Napoli dall'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV, http://www.ingv.it/).
"Le ricerche degli ultimi anni indicano che l'interazione tra il magma
e la falda acquifera è la chiave per interpretare i fenomeni di
bradismo e le eruzioni, spiega Giuseppe De Natale, responsabile e
ideatore del progetto insieme alla ricercatrice Claudia Troise,
entrambi dell'INGV. La perforazione profonda è un passo decisivo per
la comprensione di quest'area vulcanica e per perfezionare le tecniche
di mitigazione del rischio. Questa nuova ricerca avrà anche un
importante risvolto sociale: i vulcani sono fonte di paura, ma possono
diventare anche un'occasione unica di rilancio economico, essendo
enormi <
L'Italia è la quinta produttrice al mondo di energia geotermica dopo
l'Usa, Filippine, Messico e Indonesia, precede il Giappone e
l'Islanda, ed è quindi la prima in Europa. L'elettricità pulità
prodotta è però solo l'1,5% di quella nazionale, anche se consente di
risparmiare un milione centomila tonnellate equivalenti di petrolio
annue, evitando l'emissione in atmosfera di un pò più di tre milioni
di tonnellate di anidride carbonica. Dati irrisori, tutto sommato,
visto che l'Italia ha inventato lo sfruttamento geotermico e che per
45 anni è stata l'unica nazione ad avere impianti del genere.
La prima centrale geotermoelettrica entrò in funzione nel 1913 a
Lardarello in Toscana, dove sono concentrate anche tutti gli impianti
nazionali: Travale-Radicondoli, Montiero e Monte Amiata. Si tratta di
pozzi che producono in totale 810 megawatt e ben cinque miliardi di
kWh di energia elettrica all'anno: il 10% della produzione geotermica
mondiale e il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana. Oggi gli Usa
producono più di 2.564 di megawatt di energia geotermica e nel mondo
si consumano 8.900 megawatt elettrici e ben 27.800 per il
riscaldamento diretto (centri termali, serricolture, ecc.) con una
riduzione di CO2 immessa in atmosfera pari a più di tredici milioni di
tonnellate annue
(dati Enel).
Basta guardare all'Islanda per rendersi conto dell'occasione persa:
nonostante nel Paese nordico lo sfruttamento del calore della Terra
sia recente, il governo punta a utilizzare in futuro esclusivamente
energia eco-compatibile. Gli islandesi, inoltre hanno sviluppato nuove
tecnologie per pescare <
tra liquido e vapore), presente in prossimità di camere magmatiche.
Acqua con un'energia così elevata da consentire la costruzione di
impianti in grado di produrre centinaia di megawatt. Come il nuovo
pozzo costruito nell'impianto geotermico del vulcano Krafla, che
utilizzando l'acqua supercritica, sarà molto più produttivo.
"L'Italia ha un sottosuolo con caratteristiche molto simili
all'Islanda, sottolinea Gudmundur Omar Fridleifsson, dell'Icelandic
Geological Survey, il maggior esperto per lo sfruttamento di energia
dai vulcani, ma mentre noi sfruttiamo al meglio le nostre risorse eco-
compatibili, l'Italia è costretta a importare una grande fetta di
energia".
Ecco allora l'idea di sfruttare il sottosuolo di Napoli, utilizzando
le conoscenze acquisite dagli islandesi: il primo pozzo sperimentale
sarà realizzato entro la fine del 2008, nell'ex area industriale di
Bagnoli, sarà profondo due chilometri e attrezzato con strumenti di
monitoraggio. Altri, da un chilometro e mezzo, saranno aperti nelle
acque del Golfo di Pozzuoli, per un primo studio approfondito sul
vulcanismo a mare. Entro il 2009, sempre a Bagnoli, inizieranno i
lavori per il secondo pozzo a terra, che sarà utilizzato per
verificare se ci sono le condizioni per cominciare a costruire la
prima centrale geotermica, e per studiare la struttura calderica fino
a cinque chilometri di profondità.
"Questo pozzo, spiega la Troise, ci permetterà di studiare il sistema
geotermale in tutta la sua estensione, fino alla temperatura critica,
dove l'acqua si trasforma in gas, che dovrebbe trovarsi a circa tre
chilometri. Andando ancora più giù, potremo calcolare a che profondit=
à
si raggiungono i mille gradi centigradi, dove si trova la camera
magmatica".
La temperatura del nostro pianeta aumenta di circa cinquanta gradi
ogni chilometro di profondità, mentre nei Campi Flegrei, in alcune
zone, si può arrivare a duecento gradi già a cinquecento metri.
"Per questo gli attuali strumenti di monitoraggio dovranno essere
migliorati, se vogliamo misurare sismicità, deformazione, temperatura
ed emissioni gassose, sottolinea Paolo De Natale, direttore
dell'Istituto Nazionale di Ottica Applicata del CNR (INOA, http://www.ino.i=
t/).
A Napoli ci sarà un osservatorio profondo unico al mondo, in grado di
cogliere anche i più flebili segnali di un'eruzione".
E, forse, anche una nuova generazione di centrali. La Campagnia
importa più dell'80% dell'energia di cui ha bisogno, di cui circa 800
megawatt sono utilizzati solo nella provincia di Napoli: un solo pozzo
di acqua supercritica riuscirebbe a generare 50 megawatt.