domenica 8 luglio 2018

Decreto rinnovabili 2018-2020

L’Europa è in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici, ponendosi obiettivi sfidanti per la produzione di energia rinnovabile e per l’aumento dell’efficienza nell’impiego delle risorse. Anticipando i tempi, rispetto agli obiettivi di sostenibilità, il nostro Paese si dimostra tra i più virtuosi. L’Italia ha già raggiunto il target assegnatole in ambito europeo al 2020, relativo al soddisfacimento del 17% dei consumi finali di energia attraverso tecnologie verdi. L’ottimo livello raggiunto non è però che una tappa intermedia nel percorso di transizionelow carbon a lungo termine: un percorso che esula dai confini nazionali, come dimostrato dall’accordo di Parigi, siglato da 195 Paesi nel dicembre 2015 durante la ventunesima conferenza delle parti (COP 21). A tale consesso l’Europa ha presentato degli obiettivi sfidanti e li sta ora perfezionando attraverso ilPacchetto di Direttive “energia pulita per tutti gli europei (Clean Energy Package).  Come dimostrato dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN 2017), varata lo scorso anno dal Governo Italiano e dalla bozza di Decreto sulla promozione delle energie rinnovabili elettriche nel periodo 2018-2020 gli obiettivi di sostenibilità sono parte integrante di un programma strutturale di azione di politica energetica.
L’Italia sta dimostrando di avere una visione di lungo periodo sull’argomento, funzionale al raggiungimento degli obiettivi al 2030, declinati dalla Strategia Energetica Nazionale: ottenimento del 28% dei consumi di energia da fonte rinnovabile, con una percentualegreen di addirittura il 55% nel mix di generazione dell’energia elettrica. I suddetti obiettivi prendono a riferimento la proposta della Commissione Europea per la Direttiva sulla promozione dell’uso delle fonti rinnovabili nel periodo 2020-2030. Il dibattito a riguardo è però ancora aperto e le ambizioni della SEN potrebbero non essere sufficienti per rispettare gli impegni comunitari definitivi: il Parlamento Europeo intende infatti innalzare il target comune europeo al 2030 dal 27% sino al 35%.
La predisposizione di un Decreto per il periodo 2018-2020, quando si è già ottenuto il raggiungimento degli obiettivi, è comunque un segnale che intende dare continuità agli investimenti nel settore. La conclusione della stagione incentivante precedente, legata al prematuro raggiungimento degli obiettivi per via della riduzione dei consumi a valle della crisi economica, aveva infatti drasticamente ridotto le nuove installazioni e l’attrattività dell’Italia per gli investitori. Il nuovo Decreto prevede l’installazione di oltre 2 GW/anno, fino al raggiungimento di un massimo complessivo dell’incentivazione pari a 5,8 mld euro/anno. L’accesso agli incentivi è previsto per mezzo dell’iscrizione ad appositi registri (quando la potenza è inferiore a 1 MW) o tramite aste al ribasso (se la potenza è sopra la stessa soglia). Le incentivazioni saranno operate attraverso la definizione di contratti a due vie per differenza, per cui la differenza fra la tariffa (ex aste o registri) e il prezzo zonale orario dell’energia elettrica viene riconosciuta al produttore (se positiva) o restituita (se negativa).
La principale novità rispetto all’impostazione precedente riguarda l’introduzione di gare tecnologicamente neutre sia per le procedure ad asta che a registro secondo tre classi tecnologiche differenti:
1)      la prima classe riguarda il fotovoltaico e l’eolico con 580 MW disponibili per l’iscrizione ai registri e 4.800 MW per le aste al ribasso con priorità alle offerte ricevute da progetti su discariche, cave e miniere esaurite, o aree di pertinenza di discariche e siti contaminati.
2)      la seconda classe afferisce agli impianti idroelettrici, geotermici (priorità a quelli con reiniezione totale del fluido), a gas derivati da processi depurativi o a gas da discarica con un contingente di potenza di 140 MW disponibile per i registri e 245 MW per le aste.
3)      la terza classe è relativa agli interventi di rifacimento totale o parziale di tutte le tecnologie sopra elencate a patto che gli impianti siano in esercizio da almeno due terzi della loro vita utile e non stiano ricevendo già degli incentivi al momento della domanda. Il bando mette all’asta un totale di 490 MW mentre 70 MW spettano agli impianti iscritti ai registri.
Nel corso degli ultimi mesi questo Decreto è stato spesso criticato in quanto finalizzato prevalentemente a favorire le grandi installazioni, e quindi grandi utilities, a scapito degli impianti di piccola taglia, ovvero le forme di autoproduzione distribuita. Sull’argomento devono essere chiariti due aspetti, il primo riguarda il costo-opportunità di generazione dell’energia rinnovabile e il secondo gli assetti di generazione distribuita. Le energie rinnovabili sono progetti capital intensive, costituiti da alti costi di investimento e bassi costi variabili. Grazie agli avanzamenti tecnologici si è assistito negli ultimi anni ad una forte diminuzione dei costi di investimento, portando l’energia generata da alcuni impianti al livello delle tecnologie tradizionali. Al momento però le economie di scala risultano estremamente importanti e la cosiddetta grid parity è appannaggio di impianti utility scale, di potenza superiore al MegaWatt.
È doveroso quindi considerare anche gli effetti sul benessere sociale delle politiche di decarbonizzazione. Infatti, l’orientamento verso gli impianti di grande taglia può essere visto come la volontà di contemperare due istanze: l’accelerazione più rapida verso i target di generazione rinnovabile e la riduzione delle bollette dei consumatori. La seconda considerazione necessaria riguarda assetti di generazione distribuita. Agli impianti di piccola taglia (fino a 100 kW) è comunque garantita l’applicazione della tariffa omnicomprensiva, permettendo assetti di autoproduzione locale. Un’ulteriore spinta alla generazione distribuita sarà fornita dalla definizione di contratti di lungo termine fra privati (Corporate PPA), attraverso i quali saranno attivati portafogli integrati di generazione e consumo a livello di distretti (ad esempio industrial cluster). A tal proposito nel Decreto è richiesto al Gestore dei Servizi Energetici lo sviluppo di una piattaforma per la facilitazione dei PPA, strumento necessario per l’incontro di domanda e offerta riducendo i rischi di controparte.
Tuttavia, per completare il quadro e rendere l’Italia effettivamente pronta ad affrontare le sfide climatiche dei prossimi anni manca ancora un ultimo tassello particolarmente sfidante nella politica energetica italiana. Serve un cambio di approccio al tema della sostenibilità nel settore energetico in grado di promuovere, a fronte degli ingenti investimenti stimabili tra i 40 ed i 60 mld di euro al 2030 per le sole tecnologie rinnovabili, una strategia di sviluppo industriale. L’aumento delle energie rinnovabili può garantire, come richiamato più volte dalla stessa Commissione, un volano di sviluppo industriale, se accompagnato da politiche attive per il rafforzamento delle filiere produttive del settore. Se non siamo in grado di creare le condizioni per uno sviluppo manifatturiero in questi segmenti tecnologici, l’Italia rischia di divenire un mercato di domanda per “equipment” sviluppato all’estero e le opportunità di crescita economica saranno circoscritte all’installazione e gestione/utilizzo degli impianti, porzioni della filiera in molti casi a minore valore aggiunto e limitato tasso occupazionale.

venerdì 25 novembre 2016

Ibrido fotovoltaico ed eolico: Il futuro dell'energia per il mercato domestico

Abbinare una pala eolica ad asse verticale ed un impianto fotovoltaico, con un sistema di accumulo, permette di produrre energia elettrica durante il giorno con l'impianto fotovoltaico e di notte con la pala eolica, quando tira il vento. Inoltre il sistema di accumulo, abbinato alle due fonti di energia, permette di utilizzare l'energia accumulata quando nessuno delle due fonti di energia produce. Cio' permette di essere assolutamente autosufficiente sul consumo di energia elettrica. Particolarmente indicato per aziende agricole. Scrivici per informazioni a info@paleoliche.it

sabato 15 settembre 2012

Nuovo conto energia: Opportunità per il minieolico

Il nuovo conto energia ha modificato gli incentivi in vigore per il minieolico.
Dal 1° gennaio 2013 gli impianti sino a 20 Kw godono di una tariffa incentivante di 0,291 euro per Kw prodotto, e la durata e' stata estesa da 15 a 20 anni. Inoltre non c'e' obbligo di iscrizione a registro sino a 60 Kw di potenza installata.

lunedì 30 gennaio 2012

Idrogeno, nuova opportunità per produrre energia!

Nel settore degli impianti di cogenerazione elettrica, visto il continuo aumento dei costi dell’olio vegetale combustibile, esiste un vantaggio competitivo rilevante ed un ritorno economico immediato per il cliente addizionando all’olio vegetale o al gas, l'idrogeno. Molte aziende stanno gia’ procedendo con tale sistema di addizione, limitandone pero’ l’uso, visto l’alto costo di produzione dell’idrogeno stesso, dovuto alla grande quantità di energia elettrica necessaria per produrlo. La nostra soluzione e’ simile alle altre soluzioni di mercato, ma il costo di produzione dell’idrogeno e’ nettamente piu’ basso rispetto a tutte le altre soluzioni presenti oggi sul mercato. Tali altre soluzioni sfruttano un sistema elettrolitico ad alto consumo di energia. Infatti in tali sistemi, per produrre 4 litri di idrogeno sono necessari 4,8- 5 Kwatt di energia elettrica e quindi per produrre i nostri 150 Tons saranno necessari circa 195 Mw, che sono decisamente troppi. Infatti questa energia viene generalmente prodotta da pannelli solari o pale eoliche, per rendere il sistema ed in particolare il motore autosufficiente e tutto l’insieme basato su energie rinnovabili, ma con i conseguenti scarti di produzione (mancanza di sole o di vento), per cui sarà necessaro attingere alla rete di distribuzione nazionale. Quando si attinge invece a energia da rete distributiva, si deve produrre l’idrogeno quando costa meno, cioe’ di notte e accumularlo in bombole o contenitori appropriati per poi consumarla di giorno o quando l’energia viene pagata di piu’. Questo comporta i rischi dovuti alle bombole e quindi a particolari attrezzaggi ed autorizzazioni, oltre al fatto di dover comprare energia da colui a cui la si vende ad un costo inferiore. Noi abbiamo un sistema per produrre idrogeno a basso consumo di energia. Per saperne di piu' scrivici a info@tradewest.eu.

martedì 31 maggio 2011

Nuovo Conto Energia: Tabelle obiettivi

NUOVO CONTO ENERGIA

(Obiettivi dell’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici )
1. I limiti di incentivazione dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici sono determinati sulla base del costo annuo indicativo degli incentivi con riferimento a ciascun periodo e per la seguente tipologia di impianti:
a) impianti fotovoltaici, di cui al Titolo II, a loro volta distinti in piccoli impianti e grandi impianti;
b) impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative, di cui al Titolo III;
c) impianti a concentrazione, di cui al Titolo IV.
2. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 i grandi impianti di cui alla lettera a) del comma 1 sono ammessi al regime di sostegno nei limiti di costo annuo individuati dalla tabella 1.1. Nella medesima tabella sono riportati anche i relativi obiettivi indicativi di potenza.


01/06/2011 1l 31/12/2011
Primo Semestre 2012
Secondo semestre 2012
Totale
Livelli di Costo
300 ML di euro
150 ML di euro
130 ML di euro
580 ML di euro
Obiettivi indicativi di Potenza
1.200 MW
770 MW
720 MW
2.690 MW

Tabella 1.1
3. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 i piccoli impianti di cui alla lettera a) del comma 1 sono ammessi all’incentivo senza limiti di costo annuo, fatte salve le riduzioni tariffarie programmate stabilite dall’allegato 5.
4. Per gli anni dal 2013 al 2016, per gli impianti di cui alla lettera a) del comma 1 il superamento dei costi indicativi definiti dalla tabella 1.2 non limita l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo, sulla base di quanto stabilito dall’allegato 5. Nella tabella 1.2 sono individuati altresì i relativi obiettivi indicativi di potenza. Tali valori possono essere aggiornati sulla base di quanto stabilito dall’articolo 8, comma 5.
Costo: Mil. euro
Obiettivi: Mw
1° sem. 2013
2° sem. 2013
1° sem. 2014
2° sem. 2014
1° sem. 2015
2° sem. 2015
1° sem. 2016
2° sem. 2016
Totale
Costo Indicativo
240
240
200
200
155
155
86
86
1361
Obiettivi indicativi di Potenza
1.115
1.225
1.130
1.300
1.140
1.340
1.040
1.480
9.770
Tabella 1.2
5. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 agli impianti di cui alle lettere b) e c) del comma 1 si applicano le riduzioni tariffarie programmate stabilite dall’allegato 5.
6. Per gli anni dal 2013 al 2016, per gli impianti di cui alla lettere b) e c) del comma 1 il superamento dei costi indicativi definiti dalla tabella 1.3 non limita l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo, sulla base di quanto stabilito dall’allegato 5.

Costo: Mil. euro
Obiettivi: Mw
Tipologia di impianto
1° sem. 2013
2° sem. 2013
1° sem. 2014
2° sem. 2014
Livelli di costo indicativo
Titolo III
22
30
37
44
Titolo IV
19
26
32
38
Obiettivi Indicativi di Potenza
Titolo III
50
70
90
110
Titolo IV
50
70
90
110

lunedì 4 aprile 2011

Costi del fotovoltaico in bolletta: Pura disinformazione

Lo sapevate che:
Considerando una bolletta media di 425 €/anno si può vedere come 31 € siano destinati alle voci A3, A2 e MCT. Dietro queste sigle si nascondono varie spese che nulla hanno a che vedere con le fonti rinnovabili:
-         5,2 € sono destinati allo smantellamento delle centrali nucleari. Considerato che le 3 centrali italiane sono state “spente” nel lontano 1987, si può facilmente intuire quale sia l’enorme spreco di denaro anno dopo anno per la messa in sicurezza e la gestione (impossibile) del problema scorie;
-         2,8 € vengono regalati alla grandi imprese energivore, come cementifici e acciaierie, per fornire loro energia a basso prezzo. L’Unione Europea ha già multato varie volte il nostro Paese perché questa è una pratica di concorrenza sleale;
-         8,4 € vengono destinati alle cosiddette “assimilabili” ovvero all’energia prodotta bruciando i rifiuti (inceneritori) e gli scarti dei processi di raffinazione del petrolio. In 9 anni sono stati spesi 33 Miliardi di € per sovvenzionare questa energia, altamente inquinante e fonte di gravissime patologie.
-         Rimangono quindi meno di 15 € all’anno, pari a 1.25 €/mese, di fondi realmente spesi per le rinnovabili e solo parte di questi fondi vanno al fotovoltaico.
 

giovedì 13 gennaio 2011

Ventosità e Terreno. Effetti sull'eolico

Si e' scoperto che il vento a bassa quota può diminuire se aumenta l'attrito fra l'atmosfera e la superficie della Terra. Questa interazione è misurata dalla cosiddetta lunghezza di rugosità, tanto più grande tanto più forte l'attrito tanto più debole il vento. La rugosità della superficie può aumentare per due cause principali che sono gli insediamenti urbani e la crescita di boschi o foreste. La cosa singolare è che quest'ultima, pare, è la causa più probabile soprattutto in Europa. Questo fenomeno si osserva bene in Italia, dove l'abbandono dei terreni agricoli e delle zone interne comporta un aumento notevole delle zone forestate. In Asia questo effetto si sovrappone a un tipico intervento antropico. La ragione è che in queste regioni, in quota sono presenti quantità notevoli aerosol (di origine antropica) che assorbono la radiazione solare e riscaldano l'atmosfera che ha quindi l'effetto di ridurre i venti sia in quota sia superficiali. Le conseguenze della minore ventosità sono una riduzione dell'evaporazione delle acque o nevi esposte ad alta quota. Questo potrebbe migliorare la disponibilità di acqua potabile malgrado il riscaldamento globale.

L'altra conseguenza è che un abbassamento del vento significa minore energia disponibile per le centrali eoliche la cui potenza dipende dal cubo della velocità del vento, cioè una riduzione del 10% nel vento significa una riduzione del 30% nella potenza prodotta. È questo un aspetto meno grave perché le pale delle centrali eoliche sono fra 50 e 100 metri e quindi ad altezze dove la diminuzione è meno sensibile.